BANGKOK
- Fulvio e Irene
- 2 apr 2016
- Tempo di lettura: 4 min
"Salve e ora un po' di curiosità. La popolazione della Thailandia è di 63 milioni di abitanti, è grande il doppio del Wyoming, esporta principalmente tessuti, calzature e riso. Ogni anno all'incirca 13 mila persone muoiono di indicenti stradali in Thailandia. E un'altra cos.."
Per chi non lo sapesse o non lo ricordasse, questo è l'inizio del discorso di Alan al matrimonio di Stu, nel film "The Hangover 2" (o "Una Notte da Leoni"), che -guarda te- si svolge in Thailandia.
Stringenti logiche finanziarie ci hanno infatti indotto a pianificare un percorso contrario alle ragioni geografico/spaziali, compiendo una sorta di "scalo lungo" a Bangkok da Calcutta, in direzione Yangon (orientatevi su una mappa se vi serve).
La capitale è casa per un quarto della popolazione sopracitata, fatto che l'ha invitata -e forse costretta- ad assumersi prima il ruolo di megalopoli e poi, con un veloce processo di crescita urbana e uno -altrettanto lesto- di adattamento a questo suo sviluppo, quello di metropoli di livello globale. Che, nulla da eccepire, viene interpretato magistralmente.
Tip#1: Evidentemente, la catena che più ha attecchito è 7/Eleven: se ne contano a migliaia, e, nella sola Bangkok, ce ne sono la metà che in tutti gli USA. Si vende di tutto, ma uno dei must è l'asciugamanino usa-e-getta profumato, rinfrescato e rinfrescante.
Lo sviluppo verso l'alto (che non ha permesso alle esigenze demografiche di far divenire un insensato formicaio), la presenza di qualunque brand si desideri, i prezzi pressochè identici a quelli occidentali (<<La vita costa meno/ trasferiamoci a Bangkok>> cantano Giusy Ferreri e Baby K: non contateci), il turista come soggetto ormai previsto e inserito nel tessuto antropico, la mescolanza di popolazioni, una sensazione di "già visto": tutti segnali di un'avvenuta presa di coscienza dell'essere un fulcro del mondo policentrico in cui sempre più (pare) ci si sta abituando ad abitare.

Le rotaie sotterranee della metro e quelle aeree dello Skytrain collegano velocemente Bangkok tra le sue zone più lontane, dall'aereoporto al quartiere finanziario di Si Lom, dal paradiso per gli amanti dello shopping che è Siam Square fino a Dusit, dove siamo giunti a piedi dopo un'estenuante sfacchinata sotto il sole convinti -poveri ingenui-, che il "Park" omonimo fosse una verdeggiante spianata dove soddisfare il meritatissimo abbiocco post-prandiale.
E invece no: è il giardino della residenza reale.
Come dire, "Bene, ma non benissimo."
Spostarsi per Bangkok può risultare spossante, dato che il caldo è continuo e battente: immaginate di abbracciare o portarvi sulla groppa un grasso grasso uomo molto molto sudato: avrete un chiaro quadro della situazione.
Tip#2: Fa caldo, si suda, ci si prosciuga, davvero. Per questo, sparsi in tutta la città, sono presenti dei dispenser di acqua purificata di cui, se muniti di bottiglia, potete acquistarne un litro ad un costo irrisorio (1 baht, circa 3 cent di euro).
Il patrimonio storico di Bangkok è pressochè totalmente racchiuso in Ko Ratanakosin, dove lunghe mura circondano il circuito del Grand Palace che, a dispetto del nome, consta di più edifici, asimmetricamente strutturati a causa delle aggiunte e modifiche che quasi tutti i Re hanno voluto apportare nel corso dei 200 anni in cui la struttura funse da Corte Reale.

Oltre al complesso di musei e palazzi residenziali, vi è situato il più sacro sei santuari thai, il Wat Phra Kaew, dal fenomenale impatto visivo.
Il caleidoscopio cromatico si snoda nel verde acqua, in un timido rosso, per poi inerpicarsi in un blu dalle decine di sfumature, mentre speroni d'oro fiammeggiano tra statue e stupa. Ma è ciò che questo caleidoscopio contiene a farne il centro del culto: una statua (Emerald Buddha) di poco più di mezzo metro considerata l'effige più sacra del buddhismo thai.
Il tempio ospita altresì raffinatissimi mosaici e decine di altre rappresentazioni del Buddha.

Tip#3: Se avete intenzione di visitare i templi (nessuno escluso), vestitevi "a modino": spalle coperte e pantaloni lunghi. Altrimenti, in cambio di un deposito cauzionario e di un bel po' di tempo in fila, vi forniranno il necessario.
A poca distanza dal Grand Palace, conosciuto con il più iconico nome di "Tempio del Buddha disteso", è situato il Wat Pho.
"Se la nostra devozione è grande così, dobbiamo costruire un Buddha grande così": più o meno da questo ragionamento devono essere scaturiti i 46 metri in cui il fu Siddharta Gautama è stato raffigurato, disteso -catturandone in questo modo il momento del passaggio al Nirvana-, gentile nelle fattezze e sereno in volto.

Nella sua ruffianeria metropolitana, Bangkok è in grado accontentare tutti, sia una questione di palato, di compere (abbiamo assistito al trasporto di un orso neonato nel portapacchi di un motorino -non stiamo scherzando-), o di locali, nonchè di gusti sessuali.
Tip#4: à propos di palato, se siete ghiotti, non fatevi sfuggire l'esperienza del Pad Thai al 'Thip Samui', un frequentatissimo e consigliatissimo locale che effettivamente pare degno della sua fama. La lunga attesa verrà ricompensata da una altrettanto lunga leccata di baffi.
Il cuore pulsante di quest'anima votata al merchandising, fatta su misura del turista e delle sue più o meno complesse esigenze, l'idillio della compravendita, è Khao San Rd., un'affollatissima strada i cui immediati dintorni sono costellati da argenterie, tatuatori, centri per massaggi, e dove vengono offerti, alla luce del sole e delle insegne, dagli spiedini di scorpione ai falsi documenti (dalla tessera studentesca ai certificati di laurea).

Tutto ciò, sicuramente divertente ad un primo impatto, rischia però di cadere altrettanto presto nello stucchevole, soprattutto confrontando l'area con -ad esempio- l'immancabile China Town e i suoi auto-ghettizzati, schivi, abitanti, portatori di una cultura a cui Bangkok risulta debitrice ma lontana.

Nelle sue lanterne rosse, nelle cibarie vendute ad ogni angolo, nel suo silenzio e nel suo quasi-deserto dopo le 9 di sera, il quartiere cinese cozza con -e spicca tra- le altre aree, non fosse altro per la sua cheta e manifesta genuinità, per il suo buio, per le sue insegne spente, mentre tutt'intorno una città intera luccica.
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