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AGRA

  • Fulvio (e Irene)
  • 29 feb 2016
  • Tempo di lettura: 3 min

Il pavone, durante il suo rituale di corteggiamento, issa la sua appendice caudale e la apre a ventaglio, dando vita a uno spettacolo magnifico.

Lo fa perchè deve risultare attraente alle femmine circostanti, che possono valutare il proprio potenziale partner in base al coraggio che tale rituale comporta. Infatti, appariscente com'è, diventa automaticamente molto più visibile per i potenziali predatori; ma lo sfoggio di coraggio può valergli l'accoppiamento, la soddisfazione dell'irresistibile richiamo della prosecuzione della specie, e quindi il rischio viene naturalmente corso.


Ma la legge del bello per qualcosa non è propria del solo pavone, ma è condivisa da tutto quanto il regno animale: ogni specie deve riconoscere il (proprio) bello, ha necessità del bello, pena la vita.

Nella sua storia, invece, l'essere umano ha dimostrato non solo di riconoscere il bello, ma anche di immaginarselo, di goderne, di saperlo persino creare.

E' il passo, lungo una sillaba e diversi milioni di anni, dal riconoscere al conoscere.


L'uomo, in altre parole, non si serve, o non si limita a servirsi del bello per qualcosa, ma lo ricerca nelle cose del mondo, ed è capace di generarlo.


A volte questo bello, modellato o creato, incontra e fissa dei canoni generali, assoluti, unendo nella contemplazione, nell'ammirazione e nel godimento tutti, prevaricando qualsiasi soggettività culturale -sia essa individuale o collettiva- portatrice di propri modelli e propri canoni del bello.


E' ciò che succede col Taj Mahal.




Shah Jahan iniziò il suo progetto immediatamente dopo la morte della seconda moglie, Mumtaz, che non sopravvisse al parto del quattordicesimo figlio.

Doveva essere perdutamente innamorato, Shah Jahan, per immaginarsi e commissionare una tomba del genere (D'altronde, lo diceva anche quell'enorme maestro di vita che è Mago Merlino, spiegando a Artù perché non avrebbe avuto modo di difendersi degli assalti della scoiattolina: ''L'Amore è la forza più grande sulla Terra").


Vi si accede passando al di sotto di un portale in arenaria e marmo -combinazione prediletta da queste parti-, con iscrizioni di versetti del Corano e motivi floreali, onnipresenti nelle architetture di ispirazione islamica.


Tip#1: Ad onor del vero, ciò che si incontra per prima cosa è la biglietteria che, come per tutti i siti di qualche interesse, applica prezzi differenti agli indiani e agli stranieri. Il trattamento può prevedere di pagare anche 25 volte di più rispetto agli autoctoni, permettendovi però di evitare una lunga coda.




Per costruire il Taj Mahal, per costruire il bello insomma, 20.000 persone hanno dato il loro contributo nell'arco di 22 anni.

Shah Jahan, il vedovo Shah Jahan, negli ultimi anni della sua vita guardò alla sua creatura solamente da lontano, dal forte di Agra, imprigionatovi da uno dei figli.


Il mausoleo è circondato di giardini ornamentali: i canaletti che attraversano quello rivolto a meridione riflettono lo splendore del Taj, che nell'acqua appare etereo, quasi un miraggio.

Ma altro che miraggio.

Il Taj è lì, posto sull'immenso basamento di marmo che gli permette di avere come unica scenografia il cielo, candido, autorevole, puro.


Le quattro facciate che lo compongono sono identiche, ed è la simmetria dell'intero complesso a meravigliare per la sua armonia: dalle facciate, appunto, bianche e intarsiate con pietre semipreziose, passando per i minareti, costruiti in leggera pendenza verso l'esterno per evitare che un loro crollo intacchi il mausoleo, fino alle due moschee gemelle, utilizzate dalla locale comunità musulmana.


Tip#2: Non azzardatevi a pianificare la vostra giornata ad Agra di venerdì (giorno di preghiera per gli islamici), quando il Taj rimane chiuso.

La maggior parte dei siti rimane apre all'alba e chiude al tramonto, ma non per tutti questa regola vale: controllate bene gli orari per organizzare al meglio la vostra giornata.




Le foto davvero faticano a rendere giustizia al luogo, e mai vi riusciranno le parole: vogliate fidarvi solo dei vostri occhi, perchè il Taj Mahal non è come sembra: è molto, molto di più.


Attorno al Taj vi è stata man mano costruita una città, Agra appunto, affatto esaltante.

Polverose strade si alternano e incrociano con viali bui e con poco da offrire anche al turista meno esigente.

Decidiamo, infatti, di trattenerci una sola notte, preferendo virare sulla meno rinomata Orchha, finalmente con piena autonomia di movimento. Khan, infatti, ha portato a termine il proprio compito nei nostri confronti, cioè portarci sani, salvi e nei tempi ad Agra. Ci separiamo, e lo facciamo senza alcun rimpianto, salendo sul treno.


Tip#3: Fuori dalla stazione vedrete diversi soggetti di rosso vestiti: sono i 'porters', che si proporranno di portarvi i bagagli e indirizzarvi verso la carrozza giusta per una 'modica cifra'.

Noi non li consigliamo, essendo le stazioni assai funzionali e di facile utilizzo, almeno che non abbiate 100 kg di zaino o valigia.


Perchè essere scarrozzati sarà anche comodo, ma volete mettere il bello di star da soli?

 
 
 

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