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JAIPUR

  • Fulvio (e Irene)
  • 28 feb 2016
  • Tempo di lettura: 3 min

Sono 250 km, ma si legge '6 ore'.

Già, gli indiani guidano, guidano tanto, guidano tanto e male, tutti. Anzi, non edulcoriamo.

Guidano proprio alla cazzo, tutti.


MA oramai si intendono, e guidano piano, anche sulle strade a lunga percorrenza; il motivo ce lo spiega Khan, anticipando la nostra curiosità. "Here in India everything cross the road: people, moto, cars, monkeys, dogs, cows". Appuriamo ben presto tale verità, sulla extraurbana che collega Delhi e Jaipur, ed è solo grazie alla pacatezza del nostro ritmo che riusciamo a non mietere vittime di alcuna specie.


Tip#1: Aspettatevi di sentire e vedere sputare chiunque, comunque e dovunque. Per strada soprattutto, ma anche dalle finestre di casa e dai finestrini, siano essi di autobus o di macchina. Se vi va o vi serve, quindi, sentitevi liberi di fare altrettanto.


Compassati, facciamo il nostro ingresso ad Amber, dove l'arroccato forte spadroneggia sul brullo paesaggio e permane come solo memento del suo status di capitale dello stato del Rajasthan.

Il complesso, con la sua estesissima cinta muraria e la sua sfavillante opulenza interna, è conservato in maniera invidiabile, ottenendo il riconoscimento di Patrimonio dell'Umanità nel 2013. I suoi immediati dintorni sono pennellate di colline spigolose e un lago, il Maota, che fungeva da risorsa idrica per il Maharajà e per gli abitanti di Amber. Non sorprende, perciò, che la capitale sia stata spostata da qui a Jaipur, 10 kilometri in pianura più in là, principalmente a causa della penuria d'acqua.



Tip#2: A proposito di acqua: in India troverete, acque imbottigliate mineralizzate o comunque trattate, quindi senza la dicitura 'Natural'. Quando vi mettete a sedere da qualche parte e ordinate una bottiglia, annusate il bicchiere: se l'acqua vi sembra avere un sapore strano, non è sua la colpa, ma del vetro, lavato con Diosolosacosa.


Jaipur è tuttora capitale del Rajasthan ('Terra dei Re'), ed è principalmente nota (della serie "sapevatelo") per il suo nucleo storico tinto di rosa. Altri colori pastllo contornano e completano la "Pink City", rendendola gradevole alle nostre cornee, nonostante il discreto sconquasso per i timpani.


Il 'best of Jaipur' è rappresentato dall'architettura dell'Hawa Mahal, un palazzo che fungeva da osservatorio per le donne di corte che potevano così assistere allo svolgersi del quotidiano senza essere viste. Bizzarramente pomposo, il design del palazzo di dice essere in linea col personaggio (almeno così dicono, noi non c'eravamo) del Maharajà che lo fece erigere.




Per il resto, la città è attraversata da moderni quadranti di viali i cui porticati ospitano un incredibile e talvolta esasperante susseguirsi di negozi più o meno piccoli, a riflettere la spiccata sensibilità commerciale nei settori della gioielleria e dell'abbigliamento.

Per entrambe le sere in cui Jaipur ci ha ospitato, abbiamo avuto l'occasione di assistere alle esuberanti scene matrimoniali: il protagonista, qui, è lo sposo che, vestito di tutto punto, cavalca un bianco destriero venendo talvolta affiancato da elefanti la cui pelle viene decorata con pitture.


Tip#3: Tutta la cerimonia è chiassosamente accompagnata: i tamburi risuonano per ore lungo le strade della città, insieme a fuochi d'artificio lanciati liberamente per le strade, mentre il traffico continua a fare il suo (a)normale corso. Se temete i tizzoni o vi infastidiscono i rumori forti (come a Irene), osservate il tutto da distanza di sicurezza.





Irene, assolutamente impazzita al solo pensiero, trascina the two of us alla immediata periferia della città, dove la sua spassionata simpatia per il parente più prossimo dell'uomo (mostrandosi -altresì- misantropa) l'ha indirizzata in maniera decisa in direzione del Galta, meglio conosciuto come "Tempio delle Scimmie". Vi si arriva percorrendo circa un migliaio di metri a piedi di saliscendi disseminato di primati, mucche e maiali.

Il luogo in sé consta, oltre che di un minuscolo luogo per il raccoglimento devozionale, di alcune 'sacre cisterne' (andrebbero aggiunti anche almeno altri tre attributi relativi alla pulizia dell'acqua, ma non intendiamo interferire con la ieraticità del luogo) e di una assai circoscritta sorta di cittadella-fantasma, desolata ma stupefacente a livello cromatico.

L'attrazione principale -e chi l'avrebbe mai detto, vero?- sono le decine di bestiole che, in attesa o in pretesa, circuiscono e si arrampicano, con o senza invito, sul possessore delle noccioline vendute all'inizio della camminata.




Sulla via del ritorno, uno sperone di roccia ospita un tempio dedicato a Surya (Sun Temple), divinità correlata alla luce solare: ad essere interessante è la prospettiva privilegiata che da lassù si ha su tuuuuuuuuuuuuuutta quanta Jaipur.


Tip#4: I panorami possono spesso essere sciupati dalla perenne foschia che avvolge le grandi città, immancabilmente generata dallo smog.




Potendo, ma soprattutto volendo, premuratevi di lasciare qualche nocciolina nel sacchetto, o di comprarne direttamente uno in più, per pche rupie.

Perchè vanno bene le scimmiette, tanto carine, moleste, simpatiche, simpaticamente moleste e quello che si vuole ma, quelle noccioline, ve le chiederanno anche i bambini.

 
 
 

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