ORCHHA
- Fulvio (e Irene)
- 1 mar 2016
- Tempo di lettura: 3 min
Innamorarsi della tranquillità, dopo un periodo -pur breve- di chiasso, può sembrare facile.
Ma bisogna distinguere tra ciò che è una fugace 'cotta', una sensazione temporanea, da ciò che è un coinvolgimento più profondo, uno strascico duraturo e intenso, consista esso in una bruciante delusione o in un ritratto della felicità, impresso a tinte vivide su quella infinita tela che è il nostro animo.
Da Agra, si arriva ad Orchha con 4 orette su un treno che conduce sino a Jhansi, un animato snodo turistico. La stazione dei treni e quella dei bus sono separate da 6 inspiegabili kilometri, percorribili grazie all'esercito di tassisti e tuktuk-isti che vi attendono a gloria.
Tip#1: Le stazioni (sia dei bus, sia dei treni), nelle piccole e medie città, sono davvero assurdamente lontane dal centro: non sognatevi di provare a farle a piedi.
Tutti i conducenti dei veicoli proveranno a confondervi, dicendo che il bus o il treno che dovete prendere non esiste, o è stato cancellato, cercando di accaparrarvi come loro clienti. Non ascoltateli: appena fate capire loro che "voi sapete", vi daranno persino le indicazioni giuste.
Chiedendo un po' a giro, ci viene indicato il giusto e sovraffollato bus sul quale salire, rigorosamente in corsa. Altrettanto in corsa il mezzo ci lascia, dopo circa 20 minuti di buche e sguardi nei nostri confronti, al crocevia della piccola Orchha, appena all'interno del confine dello stato del Madhya Pradesh.
Scaricati lì, non crediamo alle nostre orecchie e sgraniamo gli occhi, compiendo semplicemente 360 gradi (perdonatemi, lo devo scrivere: su queste tastiere manca il simbolo. Ah, mancano anche tutte le vocali accentate: si apprezzi lo sforzo del continuo copia-incolla, graaaaaazie) su noi stessi.
Orchha (da pronunciarsi "Orcia", soffermandosi con decisione sulla 'C'), infatti, risulta come cinta, come abbracciata, da due magnifici complessi, l'uno posto ad est, l'altro a ovest.
Quello ad oriente consta di quella che potremmo definire 'piazzetta principale', ospitante un delicatissimo tempio e dominata dal colossale Chaturbuj Temple, la cui magnificenza assoggetta qualunque astante.

Ad occidente, invece, sorgono le residenze dei Raj di Orchha considerate, come apprendiamo da una coincisa ma fiera iscrizione, l'apice dell'architettura islamica medievale.
Anche ad un occhio profano e inesperto il luogo non può che risultare quantomeno suggestivo.
I mahal di Jahangir e del Re, ai quali si accede pagando l'immancabile ticket, sono l'eredità fenotipica di ciò che fu il reame.

Dalle finestre del primo, con la vista che abbraccia le vicine rovine (delle quali bufali ed entelli sono ormai i veri Re), i templi e il paesaggio fluviale circostante, l'immaginazione non può che giocare al suo gioco preferito, raffigurando ciò che poteva essere quel tutto.
L'unica sua pecca è la perdita della quasi totalità delle pietre preziose -di cui ormai rimane solo uno sparuto ricordo- che ricoprivano le residenze.

Il bazaar, proporzionato alle dimensioni del luogo, è un tripudio di polveri colorate, di bambini e di mucche, che qui più che mai trovano un luogo coerente alla propria placidità.
Tip#2: TUTTI, grandi e piccini, seguiranno lo stesso modello di conversazione.
"Which country you from?"
"Italy"
"Ciao, bello buongiorno! Parlo uno poco italiano. Como te chiami?"
Una volta risposto a questa domanda, i piú se ne andranno, soddisfatti.



Poche centinaia di metri oltre le abitazioni, appollaiato come un gatto su di una veranda, il Lakshmi Temple veglia su Orchha, arricchito da un interno descrittivamente pitturato con scene di grandi battaglie combattute anche a dorso di elefante.

In tanti, quando gli auto-imposti ritmi lo concedono o lo prevedono, si ritrovano a balneare nel Betwa, il lento (ma guarda un po') fiume che accarezza e culla la città e la sua 'Natural Reserve', agilmente esplorabile con la bicicletta e custode di completi silenzi, i primi di cui siamo testimoni qui in India.
Il tramonto dal ghat (una gradinata, più o meno ripida, sul fiume), sublima l'oziosa atmosfera del luogo, legandoci a doppio filo ad Orchha.
L'innamoramento, come detto, traccia solchi profondi.
Ma, i postumi, stavolta, li affrontiamo volentieri.

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